Un dito, un’esperienza …. l’incompiuta
E’ il 25 settembre 2015. Circa due mesi fa è accaduto un fatto direi per niente straordinario, mi sono punta il dito indice con uno spillone di quelli delle gonne scozzesi. Una punturina, niente di che, solo un leggero bruciore. Mi sono disinfettata e ho continuato i miei lavori come al solito, non pensandoci più.
Non ricordo esattamente in quanto tempo mi sono ritrovata con un “terzo occhio” facente parte integrante del mio dito indice. Inizialmente di dimensioni ridotte ma di un colore oscenamente viola. Non era per niente presentabile ma non mi faceva male, solo un po’ di fastidio. Secondo il medico avrebbe dovuto formarsi una crosta e quindi mi consiglia una pomata per accelerarne il processo. Dopo circa una settimana non migliora e ritorno dal medico che mi richiede una visita chirurgica in ospedale essendo probabilmente un ascesso.
Si sa che ad agosto ci sono le ferie e che i tempi della sanità pubblica non sono propriamente immediati, fatto sta che l’appuntamento in ospedale reparto chirurgia è fissato per l’11 settembre (data storica). Ho continuato a lavorare aspettando fiduciosa di risolvere il tutto a quella data.
Arriva il giorno e la sala d’attesa è gremita, il dottore è in ritardo. Con una mia amica aspettiamo pazienti. Il mio turno arriva, entro, mi fanno sedere, il chirurgo osserva e m’informa che non può fare niente perché occorre intervenire con il bisturi elettrico che è al 2 piano mentre lì siamo al 1. Non afferro e chiedo che mi facciano qualcosa perché è da due mesi che la protuberanza violacea m’accompagna e poi che cos’è? Lo descrive come ematoma sottocutaneo e poi mi dice essere un granuloma da asportare con il bisturi elettrico. Insomma sono venuta qui per niente ….. Si impietosisce e mi apre la mostruosità. Nessun dolore solo tanto sanguinamento …. Normale …. Medicazione e a casa. Sento l’eco della voce del chirurgo: ritorni fra 2 giorni per una nuova medicazione e cerchiamo di fissarle l’appuntamento per l’intervento.
Il giorno dopo un dolore sempre più attivo e presente. Il giorno della medicazione mi sarei tolta il dito a morsi dal male. All’ospedale il chirurgo non si ricordava più che dovevo farmi medicare ma cortesemente interviene perché il dolore non era un buon segnale. Mi apostrofa, ma non prende l’antibiotico? Nessuno me l’ha prescritto, rispondo. Mi fa sdraiare, anestesia locale, bisturi normale, altro taglietto per ulteriore spurgo, parecchio sangue. E sì, è un granuloma bisogna intervenire con il bisturi elettrico, deve ritornare e mi scrive la prima data utile il 24 settembre alle ore 15:15. Mi consiglia di arrivare alle 14:00 per passare dal CUP e poi salire al 2 piano. E anche oggi ero al piano sbagliato!
Ritorno a casa con prescrizione di antibiotico per 5 gg e medicazioni giornaliere con unguento antibiotico.
Il 24 settembre, grande giorno, non ce la faccio più voglio eliminare l’ospite indesiderato. Dall’11 settembre in poi è diventato tutto difficile ogni movimento anche il più semplice è un impiccio e poi sono mancina, questo dito indice mi serve!
Bene, alle ore 14:00 mi presento allo sportello per pagare il ticket e scopro che non ero in effetti prenotata quindi devo passare ad un altro sportello. Ve bene, le due persone davanti a me fanno veloce. E mi ritrovo davanti all’impiegato un po’ svogliato che non crede che stia facendo una prenotazione per il pomeriggio stesso. Cortesemente mi informa che l’unico posto disponibile è alle ore 16:30. Venduto! Acchiappo velocemente i fogli della richiesta lanciati dal solerte impiegato attraverso la fessura dello sportello e mi dirigo all’altro sportello per il pagamento. Perfetto, io e la mia amica, saliamo finalmente al 2 piano. Sala d’attesa, altre persone. Cominciano le chiacchiere ed i commenti non sempre lusinghieri sulla struttura e la sua efficienza. Ed il tempo passa. Mi rendo conto che alle ore 16:30 abbiamo l’appuntamento in due. Penso, forse per cose diverse. Sono snervata ma resisto. Finalmente s’affaccia un’infermiera che annuncia che 3 persone, io compresa, non siamo nell’elenco per gli interventi di oggi. Vediamo l’appuntamento delle 17:00 varcare l’agognata soglia. L’infermiera promette che ci faranno comunque. Ringraziamo.
Sono basita. In men che non si dica nella sala d’attesa rimaniamo solo io e la mia amica. Sono le 17:30. Entro alle ore 17:40. Stesa sul lettino, preparazione, anestesia locale. Ritrovo il “mio” chirurgo. Apre la fasciatura. A rimanere basito adesso è lui. Io sono agitata. Mi chiede cosa ho fatto al dito. Niente rispondo le medicazioni con l’unguento antibiotico come da prescrizione. Ciò che prima era tessuto molle adesso non lo è più. Bisognerebbe andare in profondità. Non si riesce a dare i punti non c’è sufficiente tessuto. Lo prendiamo da qualche altra parte. Tutti si girano a guardare l’orologio, poco prima delle 18:00. Chiamate il nostro esperto in chirurgia della mano. Si materializza un nuovo medico al quale viene chiesto come procedere. E sì, si è vicini ai fasci, scappa la battuta. A me qualcos’altro. Il “mio” chirurgo non se la sente. L’altro sostiene che è una verruca. Mi agito e dico essere un granuloma. Mi zittiscono, una verruca può crescere su un granuloma. Sono sfinita e forse anche loro. Improvvisamente ho sentito distintamente la voce di Bennato che mi cantava da “Dotti, Medici e Sapienti”: “… io lo devo avvisare di alzarsi e scappare anche se si sente male, che se si vuole salvare, deve subito scappare ….”.