Evviva i contadini
Mi è capitato nelle mani un articolo dal Menabò del 1964 che affrontava il problema della fuga dai campi. In quell’anno, le statistiche parlavano di un contadino perduto ogni secondo, di 400.000 agricoltori perduti solo nell’ultimo anno. Era un giro di boa, dal mondo contadino al mondo industriale urbanizzato.
Si perdeva la “civiltà del villaggio” quella in cui tutti si conoscevano, i ricordi risalivano di generazione in generazione, ed il tempo era come se non fosse, perché si parlava di una persona morta da un secolo come se fosse ancora in vita, e si consideravano “gente da fuori”, “gente che non era del posto” le persone di una famiglia giunta in paese magari due secoli prima.
Mi ha colpita anche una citazione di Giorgio Bocca su certe cascine dell’Alta Langa che furono abbandonate come se si fosse trattato di una fuga da una catastrofe: “gli abitanti hanno portato via solo l’essenziale. In una hanno lasciato un libro aperto sulla tavola e le fotografie dei vecchi sulle pareti“. 😯
Oggi i toni sono ben diversi. Si parla di scelta di vita, di un nuovo approccio al lavoro, nuova consapevolezza nei confronti del cibo sano, eco-sostenibilità, ritorno alla terra. Ed i giovani lo stanno veramente facendo.
Today.it titola: “Se il futuro è il ritorno alla campagna: Italia leader Ue per i giovani agricoltori. In controtendenza con i dati sulla disoccupazione giovanile, nel 2018 sono aumentate del 5% le aziende agricole condotte da under 35. I dati contenuti nell’analisi di Coldiretti secondo cui la rinnovata attrattività della campagna per i giovani si riflette nella convinzione che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, destinate ad aumentare nel tempo.”
Altro giro di boa? 😕